Nativi digitali, opportunità e dipendenze

Nativi digitali, opportunità e dipendenze

10 Luglio 2023 di: Angelo Milazzo 0

La dipendenza da device (telefonini e tablet) tra giovanissimi ha conosciuto un’impennata fin dai tempi della pandemia, complici le lunghe giornate trascorse in casa con uno smartphone o un computer come unica distrazione o come unico mezzo per interloquire con i propri coetanei.
I dati statistici recenti attestano che il 98% dei ragazzi italiani tra 14 e 19 anni possiede un telefonino da quando aveva 10 anni. Il 50% trascorre dalle 3 alle 6 ore al giorno davanti allo schermo di un cellulare. Il 20% dei bambini ha avuto modo di utilizzarlo prima dei 2 anni d’età. Il 10% degli adolescenti si fa selfie pericolosi perché si espongono al rischio di adescamento. Il 20% entra in catene di comunicazioni sospette con sconosciuti. Il 60% rimane sveglio fino a tarda notte per chattare, con conseguenze molto negative sul sonno. Il 90% usa tutte le nuove tecnologie in completa autonomia…

Il risultato è che la dipendenza da internet, dai social, dalle chat è sempre più diffusa e può concretizzare il rischio di attività collaterali come il gioco d’azzardo, lo shopping compulsivo, l’information overload addiction, ovvero il cercare in modo compulsivo informazioni di qualsiasi genere online. Altrettanto pericolose sono la cyber sexual addiction, cioè l’uso compulsivo di siti pornografici e la cyberrelational addiction, cioè l’abitudine incontrollata di cercare relazioni su internet. Nonostante tutto ciò, a tutt’oggi questi disturbi non sono ufficialmente riconosciuti come problemi di salute mentale. Solo l’internet gaming disorder è stato incluso nella terza sezione del DSM-5 e nell’undicesima revisione dell’ICD.
Però per poter parlare di vera e propria dipendenza bisogna considerare la presenza di almeno tre elementi:

  1. il “craving”, che consiste nel desiderio improvviso e incontrollabile di usare il telefonino. È stato dimostrato che i circuiti neuronali coinvolti nelle dipendenze da fumo, alcol o droghe sono gli stessi identici di quelli che si attivano in una dipendenza da smartphone. Sono quelli della ricompensa e del piacere;
  2. l’ astinenza, contraddistinta da irrequietezza, disagio fisico e psicologico se impossibilitati a chattare o giocare con il telefonino;
  3. la tolleranza, ovvero la necessità di aumentare progressivamente la quantità di tempo trascorso a “giocare” con il telefonino.

I medici pediatri e medici di medicina generale sono in massima parte molto attenti a questo fenomeno, forse il più preoccupante dei nostri giorni. Chiedono a genitori e soprattutto agli stessi ragazzi quante ore trascorrono davanti a uno schermo. Cercano di far sentire le famiglie meno sole nell’affrontare tali problematiche. Cercano di indicare i “sintomi” che devono far preoccupare, perché svelano comportamenti che vanno oltre le normali e ineludibili competenze digitali dei nostri ragazzi, quali: 

  • incapacità a staccarsi da internet e forti reazioni di insofferenza, se costretti;
  • ritirarsi dalle relazioni sociali;
  • caduta degli altri interessi e assenza di nuovi;
  • negazione di passare troppo tempo su internet; 
  • apatia, depressione, irritabilità, stanchezza, malessere psicologico se impossibilitati a connettersi.  

Per educare a un uso razionale e accettabile del telefonino, bisogna iniziare fin da subito con i bambini più piccoli. I genitori devono dare per primi il buon esempio, stabilendo regole precise fin da quando si comincia a far uso di device. Questi non devono essere utilizzati prima dei 3 anni d’età, e devono essere usati in presenza e con la guida di un genitore. Bisogna evitare l’uso di questi dispositivi come metodo di intrattenimento dei bambini quando si mangia, a casa o al ristorante. Nessuno dei commensali dovrebbe avere un telefonino in mano. Non si dovrebbe mai affidare al cellulare il compito di “baby sitter”. Bisogna considerare che solo al di sopra dei 12 anni d’età i rischi si riducono come rischio di danni neuropsichici, ma non si riducono i rischi da dipendenza. Infatti a tale età inizia un significativo sviluppo della corteccia prefrontale.
Ovviamente la digitalizzazione delle nuove generazioni non rappresenta soltanto un pericolo di dipendenza, ma offre possibilità sconfinate di apprendimento e anche di sano divertimento. Infatti l’orientamento della maggior parte dei Paesi punta più sulla promozione di un uso sicuro e responsabile delle nuove tecnologie, piuttosto che sull’adozione di approcci restrittivi nell’uso dei dispositivi digitali da parte dei più piccoli. Anzi, prevale l’orientamento di introdurre i bambini all’alfabetizzazione digitale fin dalla prima infanzia. I bambini digitalmente svantaggiati hanno spesso meno probabilità di intraprendere una carriera ad alta intensità tecnologica. Un inserimento corretto nell’ambiente digitale risulta solitamente produttivo nei processi dell’apprendimento.

Autore

Angelo Milazzo

Presidente Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps),


Email: milazzo@cataniamedica.it

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