L’influenza stagionale cosiddetta “australiana”: sintomi, vaccino e il “debito formativo immunologico”

L’influenza stagionale cosiddetta “australiana”: sintomi, vaccino e il “debito formativo immunologico”

21 Dicembre 2022 di: Angelo Milazzo 0

L’influenza “australiana”

Dobbiamo ricordare a noi stessi che l’influenza è una malattia provocata da virus del genere Orthomixovirus, capaci di infettare tutte le vie aeree. È molto contagiosa e si trasmette attraverso le goccioline di muco e di saliva. I ceppi virali contenuti nei vaccini sono solitamente quelli che hanno circolato nell’emisfero australe: nel quale c’è stata la stagione invernale, quando da noi era estate. Quest’anno è prevalsa la denominazione di “australiana”. L’epidemia colpisce prima i soggetti in età pediatrica, meno dotati di memoria immunologica acquisita con i contatti degli anni precedenti. Si diffonde poi, progressivamente, tra le classi di età successive. I casi severi e le complicanze dell’influenza sono, tuttavia, più frequenti nei soggetti al di sopra dei 65 anni d’età e con condizioni di rischio, come diabete, malattie immunitarie, cardiovascolari, respiratorie croniche. Gli studi più recenti hanno focalizzato l’attenzione anche su prima infanzia e donne in gravidanza. Il Centro Europeo per il controllo delle malattie (ECDC) stima che, in media, circa 40 mila persone muoiano prematuramente ogni anno a causa dell’influenza, nell’Unione Europea. Il 90% dei decessi si verifica in soggetti di età superiore ai 65 anni, specialmente tra quelli con patologie croniche. I virus influenzali A e B vanno incontro a frequenti e permanenti cambiamenti del loro assetto genetico, determinando la comparsa di stipiti nuovi dal punto di vista antigenico. I virus maggiormente mutati sono dotati di potenziale pandemico.

L’influenza 2022-2023 

L’attuale influenza denominata “australiana” corre veloce lungo una curva che vola alto, molto sopra rispetto a quelle di tutte le annate precedenti. Da almeno 15 anni non si registravano “picchi” talmente elevati. Si prospetta quindi una stagione “da record”, con almeno 10 milioni di soggetti colpiti dai virus e sintomatici. Il picco sarà raggiunto probabilmente a gennaio, favorito da condizioni di freddo intenso e prolungato. Tutte le misure di prevenzione che abbiamo utilizzato contro il Covid sono valide anche contro i virus influenzali. Sono stati alcuni ricercatori francesi che hanno usato per primi il termine “debito di immunità”. Infatti tutte le misure preventive contro il Covid hanno praticamente annullato anche la diffusione dei virus influenzali durante le stagioni 2020-2021 e 2021-2022. Abbiamo quindi accumulato un “debito formativo immunologico” verso tutti i virus stagionali. Quindi i virus influenzali stanno adesso incontrando una popolazione sotto i 4 anni praticamente “vergine” da pregresse infezioni e, quindi, senza memoria immunologica. Ugualmente sensibili alle infezioni sono anche i soggetti ultraottantenni, soggetti a “perdita” della memoria immunologica. I dati raccolti sia a livello europeo, sia nazionale, dimostrano che i virus circolanti appartengono per il 92% al tipo A e per l’8% al tipo B. In particolare il 68% dei campioni ha fatto rilevare il ceppo H3N2 e il 32% dei casi il ceppo H1N1. I pochi virus identificati come tipo B sono risultati appartenere al lignaggio Victoria.
Il vaccino antinfluenzale di quest’anno sembra finora aver dimostrato “un’ottima corrispondenza” con i ceppi circolanti. I sintomi sono analoghi a quelli delle stagioni passate: febbre elevata che insorge improvvisamente, accompagnata da almeno un sintomo respiratorio (tosse, faringodinia, ostruzione nasale) nonché da un sintomo sistemico (osteoartralgie, mialgie, cefalea). Anche i vaccini antinfluenzali non sono perfetti in termini di prevenzione dell’infezione, ma sono efficaci nel prevenire le infezioni gravi. L’influenza è una malattia sistemica, che può esacerbare condizioni mediche pre-esistenti, come le patologie cardiache. Uno studio famoso pubblicato su New England J. of Medicine ha rilevato che il rischio di avere un infarto è sei volte superiore, entro una settimana dall’influenza.  

Autore

Angelo Milazzo

Presidente Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps),


Email: milazzo@cataniamedica.it

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