Assenza dal lavoro: personale sanitario tra i meno virtuosi

Assenza dal lavoro: personale sanitario tra i meno virtuosi

30 Gennaio 2017 Redazione 0

Dalle cifre aggiornate al 2015, risulta che per la malattia se ne vanno circa 9,2 giorni a testa, 3 per la maternità, 2,1 in virtù della legge 104 e uno per congedi straordinari. Elevati i livelli nella sanità dove si perdono l’8,6 delle giornate per i dipendenti e 11,6 per le colleghe donna.  Il tema è anche al centro dell’attenzione del governo: entro febbraio è in arrivo un decreto che renderà la vita dura ai ”furbetti’ del week end e per le assenze di massa. Novità anche sui licenziamenti più rapidi per chi effettua abusi. I dati estrapolati della Ragioneria sono ovviamente medie, ottenute rapportando le giornate saltate al numero dei dipendenti pubblici, 3,2 milioni di lavoratori, e, ovviamente, non tutti usufruiscono dei permessi per la disabilità o per l’assistenza dei familiari. Quindi sono da prendere con le pinze ma danno l’idea della dimensione del fenomeno. Per vederci più chiaro un raffronto con lo scorso anno può aiutare. Di certo rispetto al 2014 gli statali si sono ammalati di meno: si è passati da circa 32 milioni di giornate a 30 milioni, con la media pro capite che si è abbassata da 9,8 ad, appunto, 9,2 giornate perse. Oltre al caso, magari un’annata più fortunata in fatto di salute, nel 2015 potrebbero essersi fatti sentire gli effetti di un cambiamento del clima politico dopo un ‘caldo’ 2014. Anno a cui risale l’avvio dell’inchiesta siciliana denominata ‘La carica delle 104′ e anno che si è chiuso con il famigerato San Silvestro dei vigili urbani della capitale, che ha portato il Governo ad annunciare una stretta con la riforma Madia. Per stanare i furbetti delle assenze il governo sta preparando misure ad hoc, che avranno la loro cornice nel decreto sul pubblico impiego che arriverà entro metà febbraio: un giro di vite per chi salta puntualmente i giorni di lavoro a ridosso del weekend o per casi di esodi dall’ufficio (tutti assenti lo stesso giorno). Anche i nuovi contratti, così prevede l’accordo del 30 novembre tra sindacati e governo, dovranno “contrastare fenomeni anomali di assenteismo”. Il meccanismo dovrebbe essere quello dei premi ai virtuosi. D’altra parte è noto il gap storico tra pubblico e privato e difficilmente il calo registrato nel 2015 (le giornate di assenza retribuite sono passate da 18,8 a 17,8) potrà segnare un vero recupero: due anni fa un rapporto di Confindustria segnalava tra gli statali un tasso doppio. Anche se bisogna sempre fare attenzione a mettere a confronto voci comparabili. Un capitolo diverso, che riguarda la falsificazione delle presenze, si è aperto con il caso dei dipendenti del Comune di Sanremo, i cosiddetti furbetti del cartellino, da cui è disceso il decreto sui licenziamenti lampo, da chiudere in 30 giorni. Espulsioni sprint che, come noto, saranno estese anche ad altre tipologie, a tutti coloro che vengono sorpresi con le mani nel sacco: assenteisti ma anche chi ruba o si macchia di peculato o corruzione. Insomma in tutti i casi accertati in flagranza. Il tutto dovrebbe essere graduato a seconda delle situazioni. L’articolo 18 per gli statali resterà salvo ma, e anche questo è già stato anticipato nei mesi scorsi, i cavilli giuridici, i vizi di forma, non potranno cancellare il licenziamento, rendendo di fatto più difficile la reintegra. Sarebbe confermata anche la riduzione dei termini per i procedimenti disciplinari ordinari (da 120 a 90 giorni). Si va quindi verso una revisione generale dei licenziamenti, come massima punizione prevista già oggi dalla legge Brunetta per una serie di condotte, dal rifiuto del trasferimento allo scarso rendimento. Il valore del database della Ragioneria sta nella possibilità di avere un’idea chiara di quel che accade, a prescindere dagli avvenimenti che trovano spazio nelle cronache, l’ultimo in ordine cronologico quello di un prof di Padova assente tutto l’anno. L’Rgs passa in rassegna tutte le tipologie di assenza, dalle ferie agli scioperi. Il totale del 2015 ammonta a 126,5 milioni, erano 132,8 nel 2014, in diminuzione del 4,8% rispetto all’anno precedente (quasi 133 milioni). Certo è calato anche un po’ il personale, ma a ritmo decisamente inferiore (-0,1%). Guardando più da vicino i dati, comparto per comparto e focalizzando l’attenzione sulle assenze per malattia, emerge come spesso le donne si assentino di più: ad esempio, nella scuola le giornate saltate sono state, in media, 7,5 per gli uomini e 9,7 per le donne, nei ministeri 9,9 per i lavoratori e 11,7 per le lavoratrici, nella sanità 8,6 per i dipendenti e 11,6 per le dipendenti. Naturalmente le differenze tra i settori risentono anche degli orari di lavoro, dei turni e dell’età media, che, come noto, nella P.a non fa altro che alzarsi.

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