“Sant’Agata protegga la Foncanesa”

“Sant’Agata protegga la Foncanesa”

6 Febbraio 2018 Redazione 0

Le iniziative  della Foncanesa (la Fondazione  catanese che da decenni sostiene le ricerche scientifiche per debellare le neoplasie del sangue) si distinguono perché accanto all’importante sostegno agli studi più avanzati (che ormai rendono curabili anche le patologie che erano  nefaste (fino a qualche decennio addietro), provvede  all’assistenza dei degenti e alle loro famiglie fuori sede, realizza periodicamente serate di alto valore artistico: tutto nel nome di Santella Massimino, la giovanissima studentessa universitaria, (stroncata proprio da una neoplasia) che tanto amava la ricerca scientifica e la poesia. Per le finalità scientifiche più rilevanti e per raccogliere fondi  a fini  assistenziali, un concerto prestigioso  si è tenuto domenica scorsa presso la Badia di S.Agata, uno dei capolavori del barocco, italiano e non solo. L’arcivescovo metropolita Salvatore Gristina,  che ha seguito la serata, ha avuto parole di elogio per nobili finalità del concerto, per le  benefiche attività della FONCANESA e  per  i valori spirituali messi in evidenza  con una  antologia di musica sacra culminante  nell’inno a Sant’Agata in cui si raccoglie tutto il fervore  per la Santa concittadina  di cui già sono in corso le festività. La signora Rosalba Massimino, come presidente della FONCANESA, ne ha sottolineato il crescente impegno con il trasferimento nella cittadella universitaria di alcuni suoi servizi. Il rettore della Badia, Massimiliano Parisi, compiacendosi per l’alto livello delle manifestazioni musicali che si sviluppano per tutto l’anno nel complesso monumentale, ha annunciato la prossima realizzazione di un ascensore che permetterà a chi  non poteva affrontare la ripida scalinata che  porta sull’attico, di accedervi comodamente. La parte musicale della serata ha unito, come si è detto, il carattere festoso (i valzer viennesi) con quello devozionale, scandito attraverso i secoli dalla solennità di Charpentier alla gioia luccicante di Pergolesi. A interpretarli sono stato stati:  la Orchestra da Camera diretta da Fabio Raciti e costituita da artisti  di chiara fama a partire da  Vito  Imperato violino di spalla  dell’orchestra. Le iniziative  della Foncanesa (la Fondazione  catanese che da decenni sostiene le ricerche scientifiche per debellare le neoplasie del sangue) si distinguono perché accanto all’importante sostegno agli studi più avanzati (che ormai rendono curabili anche le patologie che erano  nefaste   del  Teatro Massimo. La corale di San Giorgio è stata istruita e diretta da Giovanni Raddino; le voci soliste, calorosamente applaudite dal foltissimo e competente pubblico sono state quelle del soprano  Carmen Salamone, mezzosoprano Patrizia Perricone e del baritono Salvo Todaro . Una bella serata dalle nobili finalità con immancabile richiesta –esaudita- di bis. Questa la cronaca  della serata, ma il suo contenuto artistico impone riflessioni ancora più estese  sul significato spirituale dell’arte. Non casualmente Santella Massimino oltre ad avviarsi assai seriamente sullo stretto cammino della scienza coltivava interessi artistici non  passeggeri mettendo assieme un denso canzoniere lirico di cui sarebbe assai utile la ristampa. Lì si avverte la forza della Fede, che considera i confini della vita umana come semplice prova preliminare per l’eternità. E’ questo il senso della poesia: oltrepassare i limiti del fuggevole presente. Certamente Corinna non scriveva i suoi versi due millenni addietro per il compiacimento passeggero dei suoi contemporanei, ma anche per noi che riconosciamo -come gli antichi lettori che ce ne hanno conservato il ricordo- la bellezza della vita che continua in ogni modo. Il programma della serata –forse non casualmente- mirava a tanto: La musica di Marc-Antoine Charpentier (1634-1704)  è solenne e maestosa. La sua solennità mira a imporsi oltre l’onda passeggera del momento. Mira a noi. Sogno apparentemente assurdo. Lui viveva nello splendore dell’Ancien Régime, noi viviamo nella continua instabilità del 2.0. La sua musica era fastosa, oggi si impone il frammentario, il seriale, la dodecafonia che ancora frastorna  le menti. Però la sigla dell’Eurovisione, che sulla TV è riuscita a riunire gran parte del Vecchio Continente assai prima di quanto abbiano saputo fare i  politici, ha preso come propria sigla, come proprio inno, una pagina  dell’antico compositore. La conosciamo tutti, anche le persone meno edotte sulla storia musicale. E’ solenne, è festosa, è la gloria di un futuro che prima o dopo si sarebbe realizzato. Il regno del re Sole finì, la sua dinastia fu mozzata dalla ghigliottina, ma la necessità artistica di superare  le contingenze e mirare all’arte senza confini, si sta realizzando e proprio nel capolavoro barocco del Vaccarini, proprio a Catania nei cui pressi era ambientata mitologicamente la musica di Aci e Galatea: e anche se non tutti sapevano questi ricorsi storici, ne avvertivano il senso profondo. E lo stesso valeva per le musiche di Pergolesi, che anche quando sono religiose conservano l’andamento sorridente della vita che non può essere penitenziale quando è impiegata a fin di bene. Musicalmente, senza fare concioni storiche, gli organizzatori della serata hanno messo assieme i valori più significativi della scienza e della cultura, della Fede nel soprannaturale e dell’osservazione del reale in continua trasformazione. Non ci poteva essere omaggio più intenso e duraturo per il lavoro della Foncanesa.

Sergio Sciacca

Autore

Redazione

Your email address will not be published. Required fields are marked *