I pediatri si interrogano sul futuro della professione

I pediatri si interrogano sul futuro della professione

19 Maggio 2019 Redazione 0

Con una tavola rotonda dal titolo emblematico “Dove va la pediatria del territorio?” si è concluso al Mercure Excelsior il X Congresso regionale della FIMP, la Federazione dei medici Pediatri. Sono intervenuti i presidenti nazionale (Paolo Biasci) e regionale (Giuseppe Vella) del sindacato, il direttore della scuola di specializzazione dell’Università, Martino Ruggeri ed il direttore della UOC di cure primarie dell’ASP, Domenico Torrisi, moderati dal direttore di CATANIA MEDICA, Nuccio Sciacca. Lo spunto iniziale è stato dato dalla proiezione di uno degli slogan che campeggiano sui manifesti della nuova campagna della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (Fnomceo), lanciata a Roma, in occasione della Conferenza di apertura degli Stati Generali della Professione medica. Si tratta delle foto di due giovani medici in camice bianco con questi numeri: “Ogni anno, 1500 medici vanno a specializzarsi all’estero. E non tornano. Costano all’Italia oltre 225 milioni”. E una richiesta al Governo: “Servono più posti di specializzazione”. “La campagna nasce con l’obiettivo di sensibilizzare gli italiani sul problema della carenza di medici di medicina generale e specialisti, e sulle possibili soluzioni – ha spiegato Biasci – ma per i pediatri la situazione non è così drammatica. E’ vero che saranno 14000 i medici specializzati che mancheranno all’appello nei prossimi 15 anni” ma questo soprattutto per altre specializzazioni e per i medici di famiglia”. Vella ha lanciato l’allarme sul calo delle nascite e sulla ondata di pensionamenti attesa per il 2025, quando la cosiddetta ‘gobba pensionistica’ toccherà il suo apice e, se non arriveranno nuovi specialisti a sostituirli, si metterà in crisi il Servizio sanitario nazionale. Ruggieri ha ribadito l’impegno dell’ateneo e Torrisi l’integrazione ospedale-territorio. Saluti e soddisfazione sono stati espressi in conclusione da Alessandro Manzoni ed Angelo Milazzo.

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