Focus sulla medicina di genere

Focus sulla medicina di genere

26 Settembre 2023 di: Angelo Milazzo 0

La medicina di genere si conferma sempre più uno strumento di appropriatezza clinica e di personalizzazione delle cure. Rappresenta una nuova dimensione della medicina che studia l’influenza del sesso e del genere sotto diversi aspetti: fisiologico, fisiopatologico, farmacologico, psicologico, sociale e culturale. Per sesso si dovrebbe intendere ciò che è determinato dalle caratteristiche biologiche: genetiche, anatomiche, endocrine, ecc. Per genere si dovrebbe far riferimento a tutta la serie di comportamenti, di attività, di attributi che la società considera specifici per gli uomini o per le donne.
Per millenni le differenze tra i generi sono state riferite soltanto ai caratteri sessuali somatici, primari e secondari. Soltanto nel 1988 l’organizzazione Mondiale della Sanità ha lanciato un appello a tutte le società internazionali perché dedicassero maggiore attenzione alla salute della donna.

Farmacologia di genere

Le sperimentazioni di farmaci vengono condotte su soggetti in maggioranza maschi. Anche la sperimentazione preclinica viene condotta su cavie in maggioranza di sesso maschile. Molti dei ricercatori che utilizzano modelli cellulari (anche con organoidi) per gli studi preliminari di un farmaco non valutano gli effetti tenendo conto dell’origine maschile o femminile delle cellule. Ma le cellule dei due generi non si comportano sempre allo stesso modo. Ad esempio, i neuroni maschili sono molto più reattivi allo stress ossidativo, come pure ai neurotrasmettitori eccitatori. I neuroni femminili sono invece più sensibili a tutti gli stimoli che inducono apoptosi. Infatti le donne vanno più frequentemente incontro a patologie neurodegenerative tipo Alzheimer, mentre il sesso maschile registra una frequenza più elevata di Parkinson. 

Le donne consumano più farmaci, in particolare nella fascia d’età tra i 15 e i 64 anni. I maggiori livelli di prescrizione riguardano i farmaci del sistema genito-urinario, gli antianemici, i farmaci del sistema nervoso (in particolare gli antidepressivi). Numerose sono le motivazioni che portano le donne ad assumere più farmaci, come:    la maggiore prevalenza di sintomatologie dolorose;

  • eventi peculiari della vita, quali: mestruazioni, gravidanze, menopausa; 
  • malattie più frequenti, nonostante la loro più lunga aspettativa di vita: in media: 85,5 anni: 5 più degli uomini (paradosso donna).  

 Assumendo più farmaci, sono anche più soggette a più frequenti reazioni avverse (ADR). Numerosi sono i fattori che determinano nei due generi differenze di farmacocinetica e farmacodinamica.  Per quanto riguarda la distribuzione dei farmaci, i soggetti femminili presentano un peso corporeo minore, ma con una maggiore percentuale di tessuto adiposo.
Nel genere maschile, il succo gastrico risulta più acido, e lo svuotamento risulta più rapido. Gli uomini sembrano avere un’attività più elevata rispetto alle donne per la maggior parte degli isoenzimi del citocromo P450 (Cyp). I processi di filtrazione glomerulare negli uomini risultano di almeno il 10% superiori. Gli ormoni sessuali si comportano da fattori di trascrizione, regolando il lavoro di alcuni geni, in diversi compartimenti, non soltanto legati alla sfera produttiva. Infatti i   recettori ormonali sono anche presenti su: vasi, ossa, fegato e soprattutto a livello cerebrale, generando significative differenze farmacogenetiche.
Ad esempio, le donne rispondono a dosi più basse di: antidepressivi SSRI, antipsicotici, benzodiazepine, bloccanti neuromuscolari, anticoagulanti orali. Bisognerebbe tenerne conto per evitare eventi avversi.
Gli uomini rispondono meglio a: anestetici tipo propofol, beta-bloccanti (tranne il propranololo), statine, aspirina. In realtà, la farmacodinamica assume aspetti differenti a seconda delle differenti categorie di donne che popolano l’universo femminile: mestruate, che assumono o meno estroprogestinici, in menopausa, che assumono o no terapia sostitutiva, donne in età molto anziana

Patologie

Nelle primissime fasi della vita sembra esserci una condizione di “svantaggio maschile”. La mortalità neonatale è leggermente più elevata tra i maschietti. Esiti più sfavorevoli vengono segnalati tra i maschietti prematuri, in termini di: ritardo mentale e psico-motorio, paralisi cerebrale, sordità o cecità. Nei pretermine maschi si registrano tassi più elevati di ospedalizzazione, per tutti i primi 2 anni di vita. Nei  PS pediatrici vengono rilevati un maggior numero di accessi di bambini maschi.
Le donne con diabete mellito di tipo due hanno un rischio aumentato di eventi cardiovascolari e di mortalità di circa il 50% rispetto ai maschi. Le donne con diabete di tipo uno hanno mortalità ancora più elevate per tutte le patologie. L’emodialisi viene praticata per il 7% più frequentemente in soggetti femminili. Nelle donne con insufficienza renale i casi di infarto cardiaco sono per il 7% più frequenti che nei soggetti maschi. Le donne anziane e ipertese vanno incontro ad ictus non emorragico con una frequenza del 40-60% in più dei maschi. L’incidenza di stroke tromboembolico è di ameno il 20% più elevato nelle donne con fibrillazione atriale.
La Sindrome X   e la sindrome di Tako-Tsubo riguardano quasi esclusivamente il genere femminile. Entrambe le patologie sono caratterizzate da assenza di malattia ateromasica critica delle arterie coronariche epicardiche. La Sindrome X si identifica con un’angina microvascolare. La Tako-Tsubo, indicata anche come sindrome da ““crepacuore” viene caratterizzata da una deformazione della forma dei ventricoli.

Autore

Angelo Milazzo

Presidente Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps),


Email: milazzo@cataniamedica.it

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