Allarmismi ingiustificati: non c’è una emergenza meningite

Allarmismi ingiustificati: non c’è una emergenza meningite

19 Gennaio 2017 di: Nuccio Sciacca 0

Un articolo di Pietro Di Gregorio, Infettivologo, Primario emerito di Malattie Infettive dell’Azienda Ospedaliera Cannizzaro di Catania

Pare sorprendente, ma sistematicamente vengono scatenati dai mezzi di informazione ricorrenti allarmismi di presunte epidemie che, alla fine, si rivelano tutt’altro che epidemie e tutt’altro che incontrollabili: così è stato per il terrore destato dalla “Mucca Pazza” e da alcuni virus le cui denominazioni sono diventate familiari anche al bar tra un caffè ed un cappuccino (dalla SARS in poi, H5N1, H1N1, Ebola). Adesso… è il turno della meningite, e da qualche mese si è bombardati da notizie da prima pagina che la riguardano, con il risultato, da un lato, di interminabili file di Cittadini che riempiono gli ambulatori delle strutture di Igiene Pubblica, e, dall’altro, del conseguente esaurimento delle scorte di vaccino. Osservazione ancora più singolare è il constatare come le lunghe file di utenti spaventati che sono mostrate da quasi tutte le televisioni siano rappresentate da adulti ed anziani… che forse del vaccino non hanno alcun bisogno. Tutto ciò in controtendenza con le osservazioni reali; e, poiché la meningite è una patologia grave, proprio per questa ragione se ne deve parlare in modo corretto, evitando – per così dire – “psicosi” di sorta ed il contagio mediatico, diffondendo notizie utili e tratte da fonti mediche, disincentivando il propagarsi di leggende metropolitane che possono ridurre la questione a banali chiacchiere da dopolavoro. Sul fronte dei dati scientifici, infatti, gli esperti affermano che i casi complessivi di meningite da meningococco registrati in Italia nell’anno appena trascorso  sono inferiori rispetto a quelli del’anno precedente: 190 casi nel 2016, e 196 nel 2015. Secondo, poi, il Direttore del Dipartimento di Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, Giovanni Rezza, si tratta di un andamento stabile con  l’unico dato anomalo afferente alla Toscana, dove c’è stato un aumento di casi per uno stesso ceppo virulento di meningococco C. Per il resto, tutto rientra, purtroppo, nella “normalità” della casistica, che segnala anche i casi di meningiti batteriche dovute ad agenti infettivi diversi: 1479 nel 2014; 1815 nel 2015; 1376 nel 2016 (soprattutto in bambini e giovani adulti). Cosa si dovrebbe, allora, comunicare alla gente da parte di noi Medici? Poche cose chiare e semplici, con consigli utili e, soprattutto, pratici. E cosa dovrebbero sapere i Medici, e soprattutto i Curanti che sono la prima linea di contatto fra Cittadino e Sanità? Molte cose – sì – ma resistendo a condizionamenti da parte dei mezzi di informazione. Richiamando qualche nozione di clinica, si può dire che la meningite è un’infiammazione delle meningi, le membrane che avvolgono, e proteggono, cervello e midollo spinale. Generalmente, essa riconosce una causa infettiva, ma esistono anche forme non infettive: quella infettiva può essere causata da virus, batteri e funghi; quella virale è la forma più comune, e di solito non ha conseguenze gravi e si risolve in un periodo che va dai sette ai dieci giorni. La forma batterica, invece, è più rara ma estremamente più grave, e può avere anche conseguenze letali. Gli agenti batterici che la producono sono diversi, ed il più temuto, e più contagioso sebbene non il più frequente, è il meningococco (Neisseria Meningitidis), del quale esistono diversi siero gruppi: quelli che causano la malattia nell’uomo sono A, B, C, Y, W135; in Italia ed in Europa i sierogruppi B e C sono i più frequenti ed i più aggressivi. Altri agenti batterici causali di meningite sono lo pneumococco (Streptococcus Pneumoniae) e l’emofilo (Haemophilus Influenzae); mentre, fra gli agenti virali, i più comuni sono gli Herpesvirus, gli Enterovirus, i virus influenzali. La malattia si trasmette da persona a persona per via aerea (attraverso le goccioline di saliva e le secrezioni nasali, che possono essere disperse con la tosse, con gli starnuti, o parlando), soprattutto nei mesi invernali e primaverili, e sono i luoghi chiusi, o comunque con scarsa ventilazione e molto affollati, a diventare sede privilegiata per la trasmissioni degli agenti batterici. La propagazione dell’agente patogeno generalmente non supera il raggio di due metri dalla fonte, e, perché avvenga il contagio, è necessario essere a contatto stretto e prolungato con la persona infetta, o trovarsi in ambienti angusti o molto affollati. Ma l’essere esposti ad uno di questi patogeni non comporta necessariamente lo sviluppo della malattia: riguardo al meningococco, infatti, esiste lo stato di “ Portatore” (fino al 15%-20% della popolazione), cioè di individuo sano nel cui faringe risiedono questi batteri senza che sussista sintomatologia o aumento del rischio di sviluppare la malattia. Le fasce più a rischio di contrarre l’infezione causata dai diversi tipi di meningococco sono rappresentate dagli adolescenti e dai “tardo-adolescenti”, ma anche i giovani adulti sono più esposti perché hanno più occasioni di incontro, di socializzazione, e dunque più opportunità di esposizione a virus e batteri, in particolare al meningococco. Per quanto riguarda il sierogruppo B, la maggior parte dei casi si concentra fra i bambini più piccoli, al di sotto dell’anno di età. Il periodo di incubazione della meningite virale va dai tre ai sei giorni; per la forma batterica può essere più lungo, dai due ai dieci giorni (tempo massimo previsto per la sorveglianza sanitaria), e la malattia è contagiosa soltanto durante la fase acuta e nei giorni immediatamente precedenti l’esordio. I primi sintomi possono essere aspecifici: sonnolenza, cefalea, inappetenza. In genere, però, dopo due o tre giorni i sintomi peggiorano e compaiono i segni più tipici: irrigidimento della parte posteriore del collo (rigidità nucale); febbre alta; mal di testa intollerabile; vomito o nausea; alterazione del livello di coscienza; convulsioni. Nei neonati alcuni di questi sintomi non sono molto evidenti, mentre possono essere presenti pianto continuo, irritabilità e sonnolenza, scarso appetito. La meningite e la sepsi meningococcica si possono anche presentare con forme fulminanti, con il peggioramento delle condizioni in poche ore e la comparsa di petecchie (piccole macchie rossastre o violacee dovute a micro-emorragie dei vasi sanguigni). Per quanto attiene alla diagnosi, in presenza di un sospetto il Medico Curante valuterà l’opportunità di un ricovero ospedaliero, e l’esame diagnostico fondamentale è l’analisi del liquido cerebro-spinale (liquor), attraverso la puntura lombare, con esame chimico-fisico, colturale e biologia molecolare (esistono anche kit di diagnostica rapida): l’identificazione dell’agente che causa la malattia è importante, sia per orientare la terapia antibiotica del paziente, sia per definire la necessità della profilassi dei contatti. La prognosi della meningite meningococcica è infausta per la quasi totalità dei Pazienti non trattati, tra i quali si raggiunge una mortalità vicina al 100%. Con una diagnosi precoce, invece, seguita da una corretta terapia e da misure di sostegno, nella maggior parte dei casi si ha una rapida guarigione senza postumi: il tasso di mortalità si aggira intorno al 12%, ed aumenta al 23% nel caso in cui il ceppo di meningococco sia il C. La terapia è rappresentata da quella antibiotica, e la cura è più efficace se il ceppo responsabile dell’infezione viene precocemente caratterizzato ed identificato. Fondamentale è la prevenzione, per la quale si utilizzano tre tipi di vaccino anti-meningococco: I) il vaccino coniugato contro il meningococco di sierogruppo C che è il più frequentemente utilizzato e protegge solo dal sierotipo C, e che prevede una prima dose a tredici mesi; II) il vaccino contro il meningococco di tipo B, che protegge esclusivamente contro questo siero-gruppo, prevede schedule vaccinali differenti per numero di dosi a seconda dell’età di inizio della vaccinazione (nei primi sei mesi di vita del bambino viene generalmente seguita una schedula a 4 dosi: 3°, 4°, 6° e 13° mese di vita), e che al momento è offerto gratuitamente solo in alcune Regioni, tra cui la Sicilia; III) il vaccino coniugato tetravalente, che protegge dai sierogruppi A, C, W e Y, che consiste nella somministrazione di una prima dose già a  partire dal 2° anno di vita con gli opportuni richiami. Inoltre è raccomandato anche per le persone a rischio, o perché affette da alcune specifiche patologie (talassemia, diabete, malattie epatiche croniche gravi, immunodeficienze congenite o acquisite, etc.), o perché in particolari condizioni (lattanti che frequentano gli asili nido; ragazzi che vivono in collegi, frequentano discoteche e/o dormono in dormitori; reclute militari; e chiunque debba recarsi in regioni del mondo dove la malattia meningococcica è comune, come in alcune zone dell’Africa). Va ancora annotato che, per aumentare il più possibile la copertura vaccinale contro la meningite, l’Assessorato Regionale alla Salute della Sicilia, rispondendo all’allarme per la meningite diffuso nella penisola, ed anche al seguito dei due casi accertati nella nostra isola dall’inizio dell’estate, ha esteso la gratuità del vaccino tetravalente (contro, cioè, i sierotipi A, C, W135, Y) a tutti i giovani dai dodici a trent’anni. Vi sono anche misure di profilassi generale da rispettare per i casi sospetti o accertati di meningite meningococcica: occorre identificare i conviventi e coloro che hanno avuto contatti stretti con l’ammalato nei dieci giorni precedenti la data della diagnosi, da sottoporre a chemioprofilassi o a sorveglianza sanitaria, posto che il tempo di dieci giorni è quello massimo previsto per la sorveglianza sanitaria in quanto è questo il massimo periodo di incubazione della malattia. Qualora, poi, al momento dell’identificazione fossero già trascorsi dieci giorni dall’ultimo contatto, i Soggetti esposti non sarebbero più da considerare a rischio. I Medici Curanti sono in questo periodo presi d’assalto da Pazienti che accusano sintomi influenzali non sempre facilmente differenziabili dai sintomi meningei, ma va ricordato che l’influenza si manifesta con febbre elevata, mal di testa, mal di gola e tosse secca, e non dà, come la meningite, rigidità della nuca e neppure i sintomi classici di diffusione in modo esteso, come le manifestazioni esantematiche emorragiche: ad ogni buon conto, valga tenere a mente che la meningite non è la regola ma l’eccezione. In merito ai consigli da comunicare ai Pazienti, è opportuno che i Medici Curanti si attengano alla relativa nota diramata dall’Istituto Superiore di Sanità, unitamente alle indicazioni della Circolare dell’Assessorato alla Salute della nostra Regione. Tuttavia, un criterio dettato dal buon senso potrebbe essere quello di consigliare la vaccinazione qualora vi siano casi ravvicinati e numerosi di contagio; ma, se sono trascorse due o tre settimane senza nuovi casi di meningite, si potrebbe cominciare  a considerare meno seriamente l’opportunità del vaccino. Comunque, e pur essendo inutile ogni allarmismo, per i giovani fra i quindici ed i trent’anni abituali frequentatori di discoteche, pub o locali soprattutto al chiuso, valutando il rapporto tra costo-beneficio della vaccinazione, si potrebbe invero propendere, cautelativamente, per la vaccinazione.  In conclusione: non esiste, al momento, alcuna situazione epidemica e la circolazione dei germi che causano la malattia è nella norma attesa, in linea con i numeri degli ultimi anni; il presidio preventivo rappresentato dalla vaccinazione è disponibile per le classi di età a rischio e per le persone che presentano rischi particolari di contrarre una malattia invasiva grave; il Ministero della Salute sta operando per garantire il consolidamento della copertura vaccinale, a supporto delle Regioni. Ciò non significa non permanere in stato di massima attenzione e non garantire interventi tempestivi e mirati ogniqualvolta si verifichi una caso di meningite, così come non ci si stancherà mai di raccomandare la vaccinazione secondo la scheda vaccinale nazionale; ma è altrettanto vero che l’opinione pubblica deve poter comprendere con precisione quali siano i pericoli e quali siano i comportamenti da tenere, escludendo ogni ingiustificato e dannoso allarmismo.

Autore

Nuccio Sciacca

Direttore responsabile


Email: nucciosciacca@cataniamedica.it

Your email address will not be published. Required fields are marked *