Medici ospedalieri, sale a 53 anni l’età media

Medici ospedalieri, sale a 53 anni l’età media

21 Gennaio 2017 Redazione 0

Il personale in sanità aumenta, ma solo quello precario. Invece, i medici dirigenti e gli infermieri assunti scendono ancora e l’età media dei camici sale, ora è a 53 anni. Lontano appare il rispetto della direttiva sugli orari europei pur recepita nel 2014 dalla Legge 161 ed entrata in vigore in Italia il 25 novembre 2015, con clamoroso ritardo. Il decreto legge 244 del 30 dicembre 2016 da convertire (Milleproroghe) fa slittare stabilizzazioni e assunzioni assestando un colpo …di spugna alle speranze di molti medici. I dati diffusi dalla Ragioneria generale dello stato sulla forza lavoro negli enti pubblici sono eloquenti: in un contesto in cui il personale ha ripreso a crescere (+47 mila unità nella scuola, ad esempio) il Servizio sanitario nazionale nel 2015 ha perso 10 mila dipendenti, si è scesi dai circa 663.700 del 2014 ai circa 653.300 del 2015 con un calo del 2,3% Anche i medici pubblici scendono da 112.746 a 110.850 unità in un anno e gli infermieri scendono da 269 a 266 mila. E aumenta il precariato, anche se in tutto il settore il calo degli addetti “non di ruolo” registrato è del 30%, stringendo sul personale Ssn a tempo determinato e in formazione i precari scendono solo del 14,5% e il loro calo è stato marcato tra il 2007 e il 2012, ma si è fermato nel 2013 e nei due anni successivi il ricorso a contratti atipici è cresciuto. Nel 2015 sono aumentati dell’8,5% sul 2014! Tra i medici in particolare il numero di contratti flessibili nel 2015 è salito da 7900 a 8700 circa, si tratta di un balzo del 10%. «Novemila medici dipendenti in meno dal 2009 e 70 mila letti in meno dal 2010 purtroppo spiegano i pronti soccorso trasformati in gironi danteschi filmati in questi giorni. Il diritto alla salute in realtà marcia su adeguati finanziamenti ma forse in Italia qualcuno sta cercando di spostare la tutela di questo diritto su altre gambe, magari nel privato…», afferma Carlo Palermo vicesegretario vicario Anaao Assomed, che trova i dati della Ragioneria in linea con quelli Anaao Assomed (7 mila medici persi tra 2009 e 2014 e altri 2 mila nel solo 2015). Il dato 2016 potrebbe segnare un’inversione di tendenza tra gli addetti Ssn. Va però ricordato che le nuove assunzioni avrebbero dovuto far fronte agli obblighi imposti alle strutture sanitarie pubbliche di rispettare la direttiva europea sugli orari di lavoro. Per far fronte ai vuoti in corsia creati dalla necessità di non sforare le 48 ore lavorative settimanali e attuare i riposi di 11 ore tra un turno e l’altro, la Finanziaria 2015 aveva previsto 3 mila tra assunzioni e stabilizzazioni di medici e 7 mila di infermieri nel 2016. In realtà le assunzioni saranno difficili anche nel 2017. Dalla bozza del Milleproroghe si evince che slitterebbero a tutto il 2017 gli adempimenti legati a concorsi per nuove assunzioni e stabilizzazioni come confermato del resto da un’interrogazione del sottosegretario Davide Faraone alla Camera.
In commissione Affari sociali, Faraone ha denunciato tra una regione e l’altra l’estrema variabilità dei dati girati al governo e il diverso livello dello stato di avanzamento della revisione della rete ospedaliera rispetto al decreto sugli standard ospedalieri. «In pratica -afferma Palermo- ha detto che ogni regione ha il suo metro per valutare le dotazioni necessarie per garantire i livelli essenziali di assistenza. Aggiungo io che se si dovrà arrivare ad un accordo, come è pensabile, con 21 metri diversi c’è il rischio che ci si adatti a quello della regione che sottostima il fabbisogno di personale. Con simili escamotage, ecco che d’un tratto non c’è più bisogno di assumere». Palermo commenta anche il boom dei contratti a tempo determinato. «Il balzo di 800 unità registrato nel 2015 non include tra l’altro i medici “atipici” che sono atre 6500 unità; ma il medico acquisisce conoscenze e cresce se ha un lavoro stabile. Se si parte dall’assunto che dopo sei mesi va via, in azienda chi scommette su di lui? Sul servizio, il riflesso della precarietà non può che essere negativo».
I problemi segnalati da Palermo con ogni probabilità saranno riversati sul piatto della contrattazione dove, dopo l’accordo quadro fatto dai sindacati confederali sul Comparto, si attende il nuovo piano di indirizzo. Si parte da quell’aumento medio annunciato di 85 euro a dipendente, che -riparametrati sulla dirigenza medica -potrebbero voler dire fino a 130-140 euro al mese. «Se questo è il finanziamento lo accettiamo, ma chiediamo che alla categoria si estendano i vantaggi fiscali riconosciuti fin qui al privato. La defiscalizzazione del salario di produttività dovrebbe riflettersi sulle nostre quote variabili e di risultato; e sarebbe auspicabile -aggiunge Palermo- estendere anche i meccanismi di Welfare aziendale che si vanno sviluppando nella contrattualistica del privato».

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