Il virus respiratorio sinciziale

Il virus respiratorio sinciziale

11 Ottobre 2022 di: Angelo Milazzo 0

Le ultime due stagioni invernali hanno visto la virulenza del Sars-Cov-2 spiazzare la diffusione delle altre due tipologie di virus tipicamente invernali: i Virus Influenzali e l’ hRSV (Virus Respiratorio Sinciziale Umano). L’RSV colpisce di preferenza i bambini sotto i 2 anni di età, fra i quali rappresenta ben il 15% di tutte le affezioni respiratorie. Infetta anche i soggetti anziani over-65, fra i quali rappresenta il 7% di tutte le “influenza like illness”.

Il virus ha un genoma costituito da RNA a singolo filamento. In colture di cellule umane il virus provoca la comparsa di sincizi (cellule pseudo-giganti). Per mezzo di anticorpi monoclonali sono stati identificati due gruppi antigenici: A e B. Essi presentano differenze nella glicoproteina G presente sul capside virale, che permette l’adesione del virus alle cellule ospiti. Le infezioni dovute al sottogruppo A appaiono più severe. L’immunità acquisita dopo una infezione è incompleta e di breve durata, persino in presenza di alti livelli di anticorpi neutralizzanti. Pertanto, bronchioliti e polmoniti sono frequenti nei lattanti fino all’età di 3-4 mesi, nonostante la possibile presenza in circolo di livelli elevati di anticorpi di origine materna trasmessi con l’allattamento. L’RSV è un patogeno molto diffuso nei mesi freddi è può quindi rivelarsi molto pericoloso per i neonati e per i bambini piccoli, con un alto rischio di ricovero per insufficienza respiratoria e disidratazione. Bisogna rilevare che le ospedalizzazioni riguardano, nel 93% dei casi, bambini senza particolari fattori di rischio costituzionale, come la prematurità. Importante è il ruolo giocato da: fumo dei conviventi e: umidità delle abitazioni, soprattutto con presenza di muffe. Durante la passata stagione invernale il decesso di alcuni neonati, nonché il ricovero della figlia di Fedez e della Ferragni, hanno risvegliato l’attenzione verso le infezioni da RSV.
La diagnosi è clinica. Solo negli Studi clinici o epidemiologici viene ricercato il patogeno vivo all’interno delle secrezioni respiratorie, tramite tampone molecolare effettuato con metodiche specifiche, come la RT-PCR.
Nell’adulto e nell’anziano la sintomatologia è abitualmente “influenza-like” con: febbre elevata, dolori muscolari, sintomi respiratori con relative complicanze, ad esempio: le polmoniti. Nei bambini, la malattia si manifesta abitualmente come bronchiolite, con relativa dispnea, che può arrivare all’apnea. Si possono determinare polmoniti.
Attualmente, solo i neonati ad alto rischio dimessi dalle neonatologie vengono sottoposti a somministrazione di anticorpo monoclonale specifico ( Synagis). Viene praticato per via intramuscolare, in ambiente ospedaliero, con almeno 5 somministrazioni una volta al mese, in concomitanza con i mesi con temperature più basse. Dovrebbe ricevere approvazione in Europa nel corso del 2023 il primo anticorpo monoclonale di nuova generazione, che dovrebbe essere somministrato a tutti i neonati. Una singola dose dovrebbe essere in grado di abbattere drasticamente il rischio del ricovero. Il nuovo anticorpo ha già brillantemente superato la fase 2 della sperimentazione e, in atto, si dovrebbe in tempi brevi concludere la fase 3 e quindi l’anticorpo dovrebbe ricevere l’approvazione dell’EMA. Gli Studi, pubblicati anche sul New England Journal of Medicine, hanno dimostrato una protezione del 78% dal rischio di ospedalizzazione. Gli Studi sono stati condotti su tutta una popolazione pediatrica sotto i 12 mesi, anche in soggetti sani.
Inoltre, ci sono trial e sperimentazioni con approcci moto moderni, riguardanti vaccini che possano prevenire la malattia. Vi sono Studi in fase 3, riportati anche su The Lancet che, per il momento, hanno arruolato soggetti adulti. I primi risultati dimostrano una protezione dell’80% nei confronti delle complicanze più gravi. Il nuovo vaccino rappresenterà una svolta epocale, poiché in passato tutti i vaccini testati hanno addirittura provocato quadri clinici più gravi di quelli mediamente provocati dall’infezione “naturale”. Ovviamente, restano valide tutte le misure di precauzione e prevenzione usate anche per fronteggiare il Covid, ma che sono entrate drammaticamente in disuso: mascherine, lavaggio delle mani, distanziamento. 
La terapia è abitualmente solo sintomatica con antinfiammatori e antipiretici. Il medico curante, caso per caso, decide se usare anche la terapia antibiotica. Massima importanza riveste la reidratazione. Nelle bronchioliti dei bambini, solo il 20-30% risponde a terapia con corticosteroidi e beta2 agonisti: sono bambini che nelle età successive manifesteranno asma bronchiale vera e propria. Il ricovero nei bambini si impone quando risulta indifferibile l’ossigenoterapia e la reidratazione per via parenterale.   

Autore

Angelo Milazzo

Presidente Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps),


Email: milazzo@cataniamedica.it

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