Sociologia e medicina nelle rispettive strategie d’intervento

Sociologia e medicina nelle rispettive strategie d’intervento

20 Ottobre 2017 di: Nuccio Sciacca 0

“In Europa si programma almeno il 25% di medici in meno rispetto all’effettivo fabbisogno, da noi è tutto il contrario senza contare i costi formativi”. Lo ha detto il Presidente dell’Ordine dei medici, Massimo Buscema intervenendo oggi nell’Aula Mazzeo dell’Ospedale “Vittorio Emanuele” al meeting organizzato dai Dipartimenti di Scienze politiche e sociali e di Scienze della formazione dell’Università di Catania con l’Associazione italiana di Sociologia sui rapporti tra Sociologia e Medicina. “Un laureato ci costa 300 mila euro ed uno specialista oltre 500 mila ma grazie ad una meritocrazia spesso inesistente questo consistente investimento italiano finisce all’estero ed a beneficiarne sono altre strutture di ricerca – ha continuato Buscema – questo genera una profonda sfiducia dei giovani nelle istituzioni a causa di aspettative non raggiunte nel mondo del lavoro”. Buscema ha poi parlato di “costi importanti per la sanità, bastie pensare che 2/3 del bilancio della Regione Sicilia riguarda proprio questo settore” e di invecchiamento della popolazione “considerando che l’ultimo anno di vita di un paziente incide economicamente per il 30% nella spesa di tutte le sue cure dalla nascita in poi”. “Potremmo anche esserne soddisfatti se l’aspettativa di vita del nostro Paese fosse ancora quella di qualche anno fa – ha continuato – quando con 82,4 anni in media a testa eravamo il secondo Paese al mondo dietro il solo Giappone, mentre adesso le cose sono decisamente cambiate”. E poi, secondo Buscema, “esiste il grande problema dei rapporti del cittadino con il SSN, un’altra delle discrasie che viviamo quotidianamente con la gente che vuole stare bene a tutte le età e ben 11 milioni di italiani che non si curano e non fanno prevenzione semplicemente perchè… non hanno i soldi per farlo”. E qui Buscema mette il dito nella piaga indicando proprio nella popolazione del Sud Italia quella maggiormente penalizzata “con due anni in meno rispetto alla vita media nazionale ed un gap di quattro anni con altre regioni del Nord”. Buscema conclude puntando il dito sulla “mancanza di una cultura della prevenzione” ammettendo anche una relativa colpa del medico. “Un mea culpa dovremmo recitarlo quando parliamo insistentemente di umanizzazione che dovrebbe essere invece un aspetto, il più naturale, della nostra missione”. La tavola rotonda è stata moderata dal professor Vignera

Autore

Nuccio Sciacca

Direttore responsabile


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