Le pillole anti-Covid, una nuova risorsa

Le pillole anti-Covid, una nuova risorsa

20 Dicembre 2021 di: Angelo Milazzo 0

Con Decreto del Ministro della Salute, pubblicato sulla Guri del 14-12-2021, sono stati autorizzati i farmaci antivirali Molnupiravir e Paxlovid (PF-07321332), quest’ultimo prodotto dalla Pfizer. Sul Molnupiravir ho già scritto un precedente articolo. E’ un farmaco la cui efficacia testata si è rivelata purtroppo essere non superiore al 30%. 

Il parere positivo sul Paxlovid era già stato espresso in sede europea dal Chmp e dall’Ema. Il medicinale, del quale si auspica la disponibilità fin dal prossimo mese di gennaio, può essere utilizzato per trattare adulti con covid che non richiedono ossigeno supplementare e che hanno fattori di rischio di progressione verso forme gravi di malattia. I due principi attivi del medicinale PF-07321332 e Ritonavir, disponibili in compresse separate, devono essere assunti insieme 2 volte al giorno, per 5 giorni.
Il principio attivo PF-07321332 blocca l’attività di un enzima necessario al virus per moltiplicarsi. Paxlovid fornisce anche una bassa dose di Ritonavir, un inibitore di una proteasi, che rallenta la degradazione del principio attivo, consentendogli di rimanere più a lungo nell’organismo, con livelli tali da poter contrastare la replicazione del virus.

L’indicazione dell’Ema sull’uso della pillola Pfizer si è basata soprattutto su uno studio condotto su pazienti non ospedalizzati e non vaccinati che presentavano una malattia sintomatica ed almeno una condizione che li esponeva al rischio di covid grave. I dati hanno dimostrato che Paxlovid ha ridotto il rischio di ricovero e morte quando il trattamento viene iniziato entro 5 giorni dall’inizio dei sintomi. Solo l’1% dei pazienti sottoposti a trattamento ha dovuto poi ricorrere a ricovero ospedaliero, rispetto al 6,7% dei soggetti trattati con placebo. Nessuno dei pazienti trattati è deceduto, rispetto ai 10 pazienti del gruppo placebo.
Gli unici effetti indesiderati segnalati sono: disgeusia, diarrea e vomito. Il farmaco non deve essere utilizzato in pazienti con funzionalità renale o epatica gravemente compromesse. Paxlovid non è raccomandato in gravidanza. Studi in laboratorio su animali hanno suggerito che si potrebbe determinare una interferenza sullo sviluppo del feto. Problematico risulta quindi l’uso in donne in età fertile, che non usano contraccettivi. 

Il farmaco induce speranze concrete di riduzione di ricoveri e di decessi ed ha indotto Anthony Fauci, Chief Medical Advisor della Casa Bianca, a dichiarare: «L’unico problema è che dobbiamo aumentare la produzione, perché ci sarà grande richiesta di questo prodotto, perché è molto efficace».

Il farmaco non rappresenta però la soluzione definitiva del problema covid. Resta il problema preponderante del trattamento di tutte le fasi più avanzate della malattia. L’individuazione e la selezione precoce dei casi da trattare resta un problema difficile. Il farmaco non previene e non conferisce protezione duratura. La prevenzione rimane quindi imperniata sull’utilizzo dei vaccini. 

L’impiego di anticorpi monoclonali antivirali è ormai una realtà consolidata nel trattamento delle fasi precoci dell’infezione nei pazienti che presentano gravi fattori di rischio. Anche per questi il problema più arduo consiste nell’utilità solo nella fase viremica, che è la fase molto iniziale della malattia. Purtroppo non sono ancora disponibili anticorpi somministrabili per via orale. La new entry più rilevante, già approvata da Aifa, è rappresentata dal Sotrovimab, che ha già dimostrato di mantenere l’attività nei confronti di tutte le mutazioni tipiche della variante Omicron. 

Autore

Angelo Milazzo

Presidente Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps),


Email: milazzo@cataniamedica.it

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