Interventi neurochirurgici innovativi per i tumori cerebrali

Interventi neurochirurgici innovativi per i tumori cerebrali

29 Novembre 2016 di: Nuccio Sciacca 0

 

Li effettua Giuseppe Barbagallo con la sua equipe del Policlinico ed è stato pubblicato sulla rivista “Neurosurgery” (USA) come primo studio del genere al mondo. Il trattamento operatorio delle neoplasie del cervello applicato da Giuseppe Barbagallo è basato sull’integrazione di molteplici tecnologie avanzate con la microchirurgia. Ecco di seguito cosa ha scritto al riguardo il collega Giuseppe Maria Rapisarda, giornalista pubblicista. Se, in un tempo quale il nostro, è facile parlare di malasanità al pur minimo sbaglio compiuto da un medico, con il conseguente clamore mediatico (spesso eccessivo), appare oscuro il motivo per cui tante eccellenze di cui possiamo vantarci in Italia al cospetto del consesso scientifico internazionale rimangano invece non infrequentemente trascurate dai mass media e talora poco conosciute perfino dagli operatori sanitarî: è questo il caso della Clinica Neurochirurgica Universitaria dell’A.O.U. Policlinico-Vittorio Emanuele di Catania, dove il Direttore, Giuseppe Barbagallo, professore associato di Neurochirurgia nell’ateneo catanese, si impegna da anni con la propria équipe in complessi ed innovativi interventi chirurgici di altissimo livello sul cervello e sulla colonna vertebrale; a disconferma, fra l’altro, delle tesi che additano i camici bianchi all’opinione pubblica come ormai rinchiusi e blindati nella cosiddetta “Medicina Difensivistica”.

A riconoscere l’eccellenza internazionale dell’attività svolta dalla Clinica Neurochirurgica etnea, è stata, nel marzo scorso, la rivista scientifica “Neurosurgery”, organo ufficiale di informazione del “Congress of Neurological Surgeons” (la Società dei neurochirurghi americani), che ha pubblicato i risultati di uno studio innovativo, il primo in àmbito internazionale, sul trattamento chirurgico dei tumori cerebrali che, condotto proprio nella suddetta Clinica Neurochirurgica, si avvale di molteplici tecnologie avanzate integrate con la tecnica microchirurgica; ed il potenziale impatto clinico di tale studio sulla comunità scientifica internazionale è stato considerato così rilevante da dedicare al lavoro della Neurochirurgia Universitaria catanese la copertina del numero di marzo della prestigiosa rivista.

Ma di cosa si tratta?

Applicare, nella Neurochirurgia del Policlinico etneo, la continua integrazione di molteplici tecnologie avanzate con le tecniche microchirurgiche per la cura dei tumori cerebrali vuol significare che adulti e bambini affetti da tali neoplasie vengono operati utilizzando contemporaneamente la fluorescenza con acido 5-aminolevulinico (“5-ALA”), la neuronavigazione, la Risonanza Magnetica con trattografia intra-operatoria, l’ecografia, la stimolazione elettrica cerebrale corticale e sottocorticale, nonché la TAC intra-operatoria. Ed in merito a quest’ultima, va segnalato che la Clinica Neurochirurgica in discorso è l’unica in Sicilia, ed una delle pochissime in Italia, dotata di un apparecchio portatile per la TAC che viene regolarmente utilizzato durante gli interventi sull’encefalo; soprattutto nei casi in cui siano presenti tumori. Insomma, mediante tali metodiche si pone il neurochirurgo nelle condizioni di – letteralmente – “vedere”, passo dopo passo, cosa vi sia al livello microscopico lungo la via seguita per asportare una neoplasia, e quali funzioni nervose si potrebbero ledere aggredendo con il bisturi questa o quell’altra porzione di tessuto cerebrale.

Grazie, dunque, alle plurime ed avanzate tecnologie utilizzate, oltre che, ovviamente, alla microchirurgia, lo studio pubblicato su Neurosurgery ed effettuato da Barbagallo e dai suoi collaboratori ha dimostrato che, nel confrontare i dati clinici di due serie di pazienti, l’utilizzo della TAC intra-operatoria, unitamente alle altre metodiche già indicate, ed in particolare a quella mediante fluorescenza con 5-ALA (metodica che consente al chirurgo di “vedere” al microscopio operatorio il tumore cerebrale come contrassegnato da un colore diverso rispetto a quello del tessuto cerebrale sano, così da potere riconoscere con chiarezza la neoplasia), ha contribuito in modo notevolmente significativo al raggiungimento di percentuali di resezione dei tumori superiore al 98%; il che vale anche per quelli maligni e di più difficile exeresi, quali i glioblastomi multifocali che non sono dotati di una capsula capace di separarli nettamente dal tessuto cerebrale sano circostante da salvaguardare con ogni sforzo. Questo è un dato di grande rilevanza clinica, considerato che già dal 2008 è noto che soltanto una resezione dei tumori cerebrali maligni superiore al 95% (dimostrata ex post da un esame RM con mezzo di contrasto eseguito entro le quarantott’ore dall’operazione) consente ai pazienti di beneficiare poi maggiormente delle terapie adiuvanti, quali la chemioterapia e la radioterapia.

Ebbene, secondo quanto osservato dagli esperti statunitensi di Neurosurgery che hanno analizzato i risultati dello studio scientifico catanese, tra i fattori che indiscutibilmente conferiscono un maggior beneficio clinico al paziente, vanno annoverati: la possibilità di poter eseguire una TAC al cervello durante l’intervento chirurgico mentre il cranio del paziente è ancòra aperto; la possibilità di importare le nuove immagini appena acquisite sui sistemi di neuronavigazione; la possibilità di verificare l’estensione della resezione tumorale visualizzando la completa assenza di aree neoplastiche, che si evidenzierebbero come fluorescenti; la possibilità di verificare costantemente, mediante le tecniche di mappaggio cerebrale corticale e sottocorticale, che il chirurgo non stia danneggiando aree del cervello funzionalmente “eloquenti” (le aree, cioè, che controllano la parola ed i movimenti degli arti). E tutte le possibilità appena elencate si traducono quotidianamente in realtà nella Clinica Neurochirurgica del Policlinico di Catania, dove si combattono quei tumori del cervello che rimangono ancòra tra le malattie più temibili e preoccupanti sia per i pazienti che scoprono di esserne affetti sia per i loro familiari; stante, fra l’altro, che ogni anno si registrano, secondo l’“Associazione Italiana Registri Tumori” (“AIRTum”), circa 10,5 nuovi casi di tumori cerebrali maligni per ogni 100.000 abitanti, e che le stime per l’Italia indicano un totale di circa 2500 nuovi casi diagnosticati annualmente tra gli uomini e 2000 tra le donne.

Giuseppe Barbagallo, già allievo del professore Vincenzo Albanese e titolare di una Fellowship in Neuro-Oncologia e di una in Chirurgia Spinale conseguite in Inghilterra, è stato anche il primo neurochirurgo in Sicilia ad adottare la tecnica della cosiddetta “Awake Surgery” (che può tradursi come “Chirurgia a paziente completamente sveglio per tutto l’intervento chirurgico”), operando, nel febbraio del 2015, una donna trentacinquenne che era affetta da una malformazione vascolare al cervello e che è rimasta cosciente, a cranio aperto, durante tutto l’intervento durato per oltre due ore senza anestesia generale; il che ha permesso all’operatore di porre domande alla paziente e di ottenerne risposte idonee a far capire se si potevano, o meno, effettuare incisioni superficiali o profonde in questa o quell’altra regione dell’encefalo. Una tecnica, quella dell’Awake Surgery, considerata la vera chirurgia a paziente sempre sveglio; ben diversa dalla cosiddetta “Asleep-Awake-Asleep Surgery” (chirurgia a paziente “addormentato-sveglio-addormentato”), che è tecnica ibrida durante la quale il paziente viene addormentato sia prima che dopo la fase del monitoraggio.

Il neurochirurgo catanese, che nel settembre scorso ha presentato i risultati della ricerca della Clinica Neurochirurgica Universitaria di Catania prima ad Atene durante il congresso della “Società Europea di Neurochirurgia” (“Intraoperative CT, 5-ALA Fluorescence, brain mapping and Ultrasound in high grade Gliomas”) e poi nel corso dell’ultimo congresso americano di neurochirurgia, il “2016 Annual Meeting of CNS” tenutosi a San Diego in California (“Portable intraoperative computed tomography scan in image-guided surgery for high-grade glioma: analysis of technical feasibility and impact on extent of resection”), di ritorno dal 65° Congresso Nazionale della “Società Italiana di Neurochirurgia” tenutosi a Roma nell’ottobre scorso, dove ha illustrato una propria relazione dal titolo “Imaging Intraoperatorio in Neuro-oncologia”, ha detto che i risultati recentemente presentati al livello nazionale ed internazionale riguardo agli studi compiuti nella Clinica Neurochirurgica da lui diretta ed all’esperienza in essa maturata sull’uso combinato ed integrato, nella chirurgia dei tumori cerebrali e soprattutto di quelli maligni, di fluorescenza con 5-ALA, TAC intraoperatoria, ecografia intraoperatoria e mappaggio cortico-sottocorticale per l’identificazione delle aree cerebrali eloquenti, sono unici in Italia con particolare riferimento all’integrazione intraoperatoria di ecografia e TAC che mira all’obiettivo di una resezione macroscopicamente completa  e sicura del tumore.

Ma nella Clinica Neurochirurgica del Policlinico di Catania viene praticata con successo pure la Chirurgia Spinale, compresa la “Mini-Invasiva Percutanea”; e Barbagallo, che è membro permanente del Consiglio Direttivo delle Sezioni di Neuro-Oncolologia e di Chirurgia Spinale della “Società Europea di Neurochirurgia” (“EANS”), nonché Presidente, per il triennio 2016-2019, del Consiglio Direttivo Europeo della “AOSpine” (la più grande Società Scientifica di Chirurgia Spinale al livello internazionale), esegue dal 2010 anche interventi chirurgici di stabilizzazione vertebrale per patologie degenerative, traumatiche e tumorali della colonna vertebrale mediante tecnica mini-invasiva percutanea. Questa, attraverso piccole incisioni della cute, permette di introdurre cannule guidate con cui portare via dischi intervertebrali e sostituirli con pròtesi (“Cage”) per ottenere stabilità e fusione ossea intervertebrale, immettere dell’apposito cemento nelle vertebre, o fissare mezzi di sintesi che siano idonei alla stabilizzazione della colonna, sia rigida che dinamica; e, tra i filmati di interventi relativi alle innovazioni in àmbito di Chirurgia Spinale Mini-Invasiva realizzati nei migliori Centri del mondo, nel 2013 la rivista scientifica americana “Journal of Neurosurgery-Neurosurgical Focus” (organo ufficiale dell’“American Association of Neurological Surgeons”) ha pubblicato anche quello presentato da Barbagallo per il trattamento mini-invasivo percutaneo delle spondilolistesi lombari (scivolamenti vertebrali per varie cause). Ciò senza tralasciare che nella stessa Clinica Neurochirurgica catanese vengono effettuati routinariamente, fra gli altri, interventi operatorî per la correzione delle scoliosi degenerative dell’adulto; condizioni patologiche, queste, che si realizzano frequentemente, considerato che l’invecchiamento della colonna vertebrale e l’allungamento della vita media ha fatto accrescere il numero di pazienti che oggi ricorrono alla valutazione del neurochirurgo perché si accorgono di aver sviluppato una deviazione del tronco, laterale o in avanti, e di soffrire di grave mal di schiena oltre che di disturbi sensitivi (formicolî, addormentamenti, et cet.) o motorî (“debolezze” di vario grado) agli arti inferiori: in tali casi, la valutazione basata sui moderni concetti di bilanciamento sagittale della colonna vertebrale (“Sagittal Balance”) consente di pianificare il più opportuno trattamento chirurgico di correzione della deformità vertebrale, anche mediante approcci chirurgici mini-invasivi laterali alla colonna vertebrale e decompressione delle strutture nervose.

In definitiva, dunque, si può affermare a gran voce che pure all’ombra dell’Etna maestoso la sanità italiana offre grandi “eccellenze”. E non solo per la Neurochirurgia.

Autore

Nuccio Sciacca

Direttore responsabile


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