Il Vaiolo delle scimmie, un virus nuovo: cosa sappiamo?

Il Vaiolo delle scimmie, un virus nuovo: cosa sappiamo?

23 Maggio 2022 di: Angelo Milazzo 0

Il vaiolo delle scimmie, denominato Monkeypox (MPV) è causato da un virus che ben conosciamo, come la malattia che può causare. È un virus a DNA del genere Orthopoxvirus, famiglia Poxviridae. È un “parente” del vaiolo umano, dal quale si differenzia perché è diffuso particolarmente nei primati e nei piccoli roditori, in particolare dell’Africa centrale e occidentale. La malattia fu descritta per la prima volta nel Congo, molti anni fa. È stato identificato per la prima volta in Europa nel 1958 in scimmie provenienti dal Sud-Est asiatico. Le scimmie sono in realtà ospiti collaterali, ma la patologia è diffusa in generale dai piccoli roditori. Negli Stati Uniti fu segnalata nel 2013 una diffusione tra i coyote delle praterie, che in realtà l’avevano contratta da roditori importanti in precedenza dal Ghana. Non è comprensibile che cosa possa spingere alcune persone ad importare abusivamente e tenere in casa, a dispetto di ogni divieto, roditori di Paesi esotici. Comunque, i casi più recenti in maggioranza non correlano all’anamnesi con recenti permanenze in Paesi esotici. Quindi, probabilmente, i casi più recenti che stiamo osservando sono ormai legati alla diffusione di contagi, da uomo a uomo. Osserviamo in atto una catena di trasmissione in Europa, senza collegamenti con l’Africa. 

La trasmissione non avviene solo per contatti sessuali, e soltanto alcuni casi potrebbero essere riconducibili a rapporti omosessuali tra maschi. Comunque la maggioranza dei soggetti finora osservati sono maschi e giovani. È  possibile che le persone che non siano state vaccinate nel passato remoto contro il vaiolo siano più recettive verso il Monkeypox, essendo privi dell’immunità contro il vaiolo umano, che proteggerebbe anche nei confronti di questo Poxvirus. Il vaccino contro il vaiolo fu definitivamente abbandonato nel 1981. La malattia è quindi in realtà una zoonosi che avviene prevalentemente per contatti incidentali con animali infetti, e con più difficoltà con il contatto inter-umano. Si determina per contatto diretto con lesioni, fluidi corporei, e quindi anche con rapporti sessuali, o con materiale infetto. Il virus può essere trasmesso anche mediante la saliva, e quindi anche mediante le droplets, ma soprattutto nelle prime fasi della malattia e con contatti prolungati e ravvicinati.  Nella stagione estiva, caratterizzata da raduni di massa, festival, feste e rapporti interumani più ravvicinati e frequenti, potremmo assistere ad un incremento della diffusione della malattia. 

La malattia ha un periodo di incubazione di 5-21 giorni e si risolve molto spesso in circa 2-4 settimane, con terapia a base di semplici sintomatici, e con adeguato riposo. In Africa, viene riportata una mortalità del 3,5%. Sia l’ ECDC che l’ISS hanno attivato sistemi di allerta per monitorare meglio la situazione. Dovrebbero essere perfezionate in questi giorni le modalità per denunciare i casi sospetti, come si fa per tutte le altre malattie infettive e contagiose. Eventuali sintomi da attenzionare sono febbre, ingrossamento di linfonodi, algie muscolari e comparsa dopo alcuni giorni di febbre di lesioni cutanee, con presenza di vescicole. Le lesioni sono simili a quelle della varicella e compaiono abitualmente nel tronco, per poi diffondersi negli arti, fino al dorso delle mani e dei piedi. Le vescicole, abitualmente di piccole dimensioni, possono poi evolvere in pustole e piccole croste. Il vecchio, storico vaccino contro il vaiolo, non esente da significative reazioni avverse, è efficace nell’85 % dei casi anche per la prevenzione di Monkeypox. Ma, da quando il vaiolo umano è stato completamente eradicato, tale vaccino, denominato Imvanex, esiste soltanto in sedi ben custodite, pronto per essere usato solo in situazioni eccezionali, che si pensava potessero conseguire solo ad azioni di bio-terrorismo. Un nuovo vaccino, denominato Jynneos, è stato autorizzato nel 2019 dall’FDA per la prevenzione sia del vaiolo umano che delle scimmie. Il vaccino è in possesso solo delle autorità sanitarie americane, che ne stanno valutando l’uso nei soggetti a rischio di esposizione professionale.
In pratica, la casistica di Monkeypox è ancora molto limitata e non deve destare eccessivi allarmismi. Come sempre, è meglio evitare contatti con persone con febbre e con lesioni cutanee sospette, soprattutto se si manifestano sotto forma di vescicole o di piccole bolle.  Le autorità internazionali non ritengono opportune limitazioni nei viaggi, nei commerci e negli spostamenti internazionali. I divieti di importazioni di animali esotici esistono già da molti anni e sono perentori. 

 

Autore

Angelo Milazzo

Presidente Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps),


Email: milazzo@cataniamedica.it

Your email address will not be published. Required fields are marked *