Comunicare bene per dare aiuto sociale ed emotivo al paziente oncologico

Comunicare bene per dare aiuto sociale ed emotivo al paziente oncologico

27 Giugno 2018 Redazione 0

Si è svolto presso l’Istituto Oncologico del Mediterraneo (IOM), di Viagrande un convegno ecm sul tema la comunicazione in sanità supporto sociale ed emotivo al paziente oncologico. Un tema molto sentito che ha coinvolto tutti i partecipanti per l’importanza che ricopre in ambito oncologico. direttori del corso il dott. Giacomo Fisichella, senologo IOM e presidente dell’associazione SOS Donna, e il prof. Giorgio Giannone, dir. chirurgia IOM. Inoltre sono intervenuti come moderatori e relatori Manuela De Leonardis (psicologo), Debora Fisichella (medico psichiatra),  Salvatore Fisichella (pedagogista), Mario Lipera (senologo IOM), Tiziana Lo Monaco (tecnico della riabilitazione psichiatrica ASP Ragusa), Maria Carmela Scriminaci (psicologa IOM), Antonio Virzì (Medico psichiatra ASP Ragusa). Essere medici, buoni medici, oggi è molto difficile. Infatti, affermano i direttori del corso, accanto alle indispensabili conoscenze biomediche vanno sviluppate capacità umane che sono altrettanto indispensabili. Queste capacità umane assumono un’importanza fondamentale nella gestione del rapporto-medico paziente e possono costituire uno strumento prezioso per migliorare la compliance terapeutica. Le complesse problematiche che riguardano il paziente, la sua famiglia e il medico stesso nel momento in cui comunica la diagnosi, non possono essere gestite dai singoli soggetti affidandosi esclusivamente alle proprie risorse o alla propria indole, ma piuttosto si rendono necessari dei modelli a cui potersi riferire. Per queste ragioni è fondamentale approfondire le problematiche legate alla comunicazione nell’ambito della relazione medico-paziente finalizzata anche ad una più ampia ma quanto mai necessaria riumanizzazione della medicina. La comunicazione della diagnosi di patologia tumorale – ha sottolineato la dott.ssa Debora Fisichella nel suo intervento- e i successivi controlli e terapie, hanno un forte impatto emotivo sul paziente oncologico e sui familiari, portando spesso il paziente ad una psicopatologia che richiede dei trattamenti farmacologici e psicoterapici. Importante dunque attenzionare le fasi dell’iter psicologico a cui andrà incontro il paziente oncologico e i vari fattori che influenzano la risposta psicologica e il processo di adattamento del paziente alla patologia tumorale. Ciascun paziente inoltre mette in atto – continua la dott.ssa Fisichella-  diversi meccanismi di difesa per proteggersi dalla sofferenza, allontanandosi così dalle proprie emozioni che quindi vengono represse.  Se quindi il personale curante cercasse di far fronte ai bisogni del paziente, migliorando le proprie capacità comunicative ed empatiche, ciò porterebbe ad un miglioramento del funzionamento fisico e sintomatico del paziente e di conseguenza alla relazione medico- paziente. La malattia oncologica – ha sottolineato la dott.ssa Scriminaci- si può definire psicologicamente come una malattia famigliare. Perché quando ci si ammala di cancro le conseguenze psicologiche vengono condivise e reagite da tutto il nucleo famigliare che si trova a dover ritrovare quell’equilibrio  che la malattia ha destabilizzato. Risulta importante quindi, come operatori sanitari, per una corretta presa in carico del paziente,  saper comunicare con il nucleo familiare il quale, non solo è soggetto di cura del proprio congiunto ma deve essere oggetto di cura, perchè parte integrante del processo terapeutico. Nell’ambito dei servizi rivolti ai pazienti oncologici, ha evidenziato nel suo intervento il dott. Salvatore Fisichella, sono fondamentali gli interventi di umanizzazione atti a porre il malato, in quanto persona, al centro del percorso di cura. Ciò comporta la necessaria attenzione anche alla realtà psicologica dei pazienti, sostenendoli con stimolazioni mirate e dando loro la possibilità di raccontare il disagio, le paure, le aspettative. A tal proposito, la pittura si pone quale strumento comunicativo non verbale che permette la libera espressione delle emozioni. Il racconto dell’esperienza, che segue il momento pittorico, diviene liberatorio, catartico e le immagini rappresentate sul foglio (spazio di vita), assumono più intimi significati. Il trattamento del paziente affetto da patologia tumorale, affermala dott.ssa Manuela De Leonardis,  espone il personale curante all’impatto con il tema della propria mortalità. Il sanitario, in seguito al contatto quotidiano con la sofferenza dei pazienti e dei familiari, deve confrontarsi con le proprie emozioni, i sentimenti di impotenza e di sconfitta di fronte agli insuccessi terapeutici ed all’angoscia di morte. L’intervento è stato mirato alla focalizzazione della realtà emotiva  delle figure sanitarie dal momento della diagnosi alle fasi successive del trattamento. Particolare attenzione, inoltre, è stata prestata all’approfondimento delle capacità empatiche e relazionali dei sanitari rispetto ai bisogni del paziente oncologico nonché agli aspetti dell’esaurimento emotivo tipico delle helping profession che possono portare, nel lungo termine, al burnout. Nel corso degli anni il cinema – ha evidenziato il prof. Verzì – ha mostrato notevole interesse per la medicina ed in particolare, per la figura del medico. Alcuni autori hanno posto l’attenzione sulle narrazioni cinematografiche come “gold standard” per insegnare ed imparare le medical ethics: il cinema, perfetta combinazione di ritmo, immagini e suono, rappresenta una forma di comunicazione e narrazione estremamente valida ed utile per approfondire le problematiche legate al rapporto medico – paziente.

 

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