In Italia sono 692.955 le donne con una diagnosi di carcinoma mammario e circa 50.000 i nuovi casi che vengono diagnosticati ogni anno: sia per questa che per altre patologie, il trattamento oncologico comporta in genere l’induzione sostanziale della menopausa e, dunque, la manifestazione in forma spesso severa dei sintomi tipici dell’Atrofia Vulvo-Vaginale, condizione cronica causata dalla progressiva modificazione della struttura del tessuto vaginale e vulvare e perdita di lubrificazione, in conseguenza della carenza di estrogeni. Interessa circa una donna su due in menopausa e provoca secchezza, irritazione, perdita di elasticità e dolore durante i rapporti sessuali, con un impatto significativo sulla qualità di vita della donna e sull’intimità di coppia, e problemi dell’apparato urinario come cistiti ricorrenti, infezioni vaginali e incontinenza urinaria. “Grazie ai progressi scientifici e l’allungamento della vita media- ha affermato la Senatrice Maria Rizzotti durante un incontro a Roma promosso da Onda e Susan G. Komen Italia – oggi una donna passa un terzo della sua vita in menopausa, quindi nei prossimi giorni depositerò in Senato una Mozione che impegna il Governo a promuovere adeguate iniziative di sensibilizzazione ed informazione sull’Atrofia Vulvo-Vaginale, sia nei casi di menopausa fisiologica che in quella indotta dopo un tumore al seno”. “Purtroppo l’atrofia è ancora sottovalutata: il 63% delle donne non sa che è una condizione cronica destinata a peggiorare con il passare del tempo; il 75% si aspetta che siano i medici ad iniziare la discussione sui sintomi menopausali e la salute sessuale (ma si verifica soltanto nell’11% dei casi) – ha evidenziato Rossella Nappi, ginecologa e associato dell’IRCCS Policlinico S. Matteo di Pavia – Grazie ai progressi della ricerca scientifica abbiamo a disposizione presidi terapeutici, di natura non ormonale, che rispondono in pieno alle esigenze delle donne con un cancro alle spalle e possono essere assunti senza alcun problema, una volta che l’iter terapeutico oncologico è stato completato”. “Bisogna inoltre precisare che l’atrofia vulvo-vaginale non è semplicemente un disturbo femminile, ma una condizione che ha un’eco molto profonda anche nell’uomo. Pur sapendo bene che si tratta di un problema ormonale, l’uomo inevitabilmente si sente rifiutato – ha sottolineato Emmanuele A. Jannini, ordinario di Endocrinologia e Sessuologia Medica a Tor Vergata – ecco perché l’atrofia può anche provocare lo sviluppo di una serie di patologie maschili “menopausa-correlate”, come esempio l’eiaculazione precoce o la disfunzione erettile”.