Polmoniti: un incremento allarmante

Polmoniti: un incremento allarmante

15 Dicembre 2025 di: Angelo Milazzo 0

La diffusione dell’influenza è già iniziata in modo sostenuto, e nelle regioni più settentrionali si è diffusa fin dall’inizio dell’autunno. La nuova variante A/H3N2 (subclade K) sembra aver contribuito ad eludere immunità preesistenti. A partire dal mese di novembre gli esperti hanno nuovamente lanciato l’allarme sui numerosi casi di polmoniti, in considerazione che durante la scorsa stagione invernale era stato registrato in particolare “un boom di polmoniti virali”, con conseguente intasamento dei P.S. e dei reparti ospedalieri. Fu registrata una forte co-circolazione di virus patogeni, quali: Virus Influenzali H1N1 e H2N3, Rhinovirus, Virus Respiratorio Sinciziale (in particolare nei bambini), Metapneumovirus, Coronavirus umani diversi da Sars-Cov-2, Adenovirus. Come sempre, i bambini sotto i 4 anni e gli anziani over-64 hanno dimostrato maggiore vulnerabilità.

Però anche i batteri nel corso degli ultimi anni hanno spesso dimostrato maggiore aggressività, talvolta legata ad antibiotico-resistenza. A partire dal 2023 è stato registrato un aumento significativo del Mycoplasma Pneumoniae, agente intracellulare che ha dimostrato sempre un’aggressività particolare nei confronti di bambini e adolescenti. Deve essere antagonizzato con antibiotici che non agiscono a livello della parete batterica. Le polmoniti da Mycoplasma fanno parte delle cosiddette “polmoniti atipiche” fra le quali sono comprese anche le forme da Clamydophila Pneumoniae, da Legionella spp, e, in contesti zoonotici, Coxiella Burneti e Clamidia Psittaci. Da un punto di vista clinico, le polmoniti atipiche si distinguono per un esordio subacuto, sintomi sistemici, mentre la sintomatologia respiratoria è solitamente meno eclatante, rispetto alle forme ”tipiche”. I beta-lattamici non sono efficaci in tutte le forme atipiche, nelle quali si può fare ricorso ai macrolidi e, in casi selezionati, ai fluorchinolonici. Molto utile risulta in alcune infezioni da ceppi resistenti l’aggiunta della doxicillina.

Oltre allo Streptococcus Pneumoniae, anche lo Pneumococco ha mantenuto un ruolo importante, colpendo soprattutto i soggetti non vaccinati. In casi poco frequenti, è riuscito a fare breccia anche in soggetti vaccinati, ma non in maniera completa.

Nel corso degli ultimi anni i ricoveri per polmoniti hanno oscillato intorno ai 150 mila e i decessi intorno ai 9 mila. Ovviamente, questi rappresentano la punta di un enorme iceberg. La grande maggioranza dei casi viene curata dai medici del territorio senza ricorrere al ricovero, tutt’al più con il conforto di due radiografie del torace e, talvolta, di una Tac. Talvolta risulta utile la sierologia e, per la Legionella, la antigenuria. In ambito ospedaliero, si fa ormai sempre più spesso ricorso a test molecolari. Questi funzionano utilizzando la PCR per rilevare il DNA microbico e sono di esecuzione molto più agevole, rispetto alle tradizionali colture da espettorato.

Nelle forme interstiziali viene colpito il tessuto di sostegno del polmone, per cui viene compromesso lo scambio tra ossigeno e anidride carbonica. Se i soggetti colpiti soffrono già di broncopatie croniche, oppure sono fumatori, possono determinarsi situazioni particolarmente gravi, come quella che ha provocato recentemente il decesso del maestro Vessicchio.

Vaccinazioni

Le vaccinazioni hanno assunto un’importanza sempre crescente, anche in conseguenza della perdita di efficacia degli antibiotici nei confronti di ceppi batterici che diventano sempre più resistenti. Essenziali sono state sempre per prevenzione delle patologie virali. Per quanto riguarda la prevenzione delle polmoniti, le vaccinazioni che debbono essere consigliate con maggiore convinzione sono le seguenti.

  • L’antinfluenzale stagionale: a partire dai sei mesi di vita; per tutti i soggetti a rischio per patologia o esposizione professionale; per tutti i soggetti over-60; per le donne in gravidanza, in qualsiasi trimestre. A partire dai 60 anni d’età sono indicati i vaccini “potenziati”.
  • Il vaccino antipneumococco coniugato ha assunto ulteriore importanza con la recente formulazione coniugata 20-valente. Ciò però ha comportato l’aumento a quattro dosi nella prima infanzia, ingolfando così un calendario vaccinale già affollato. La vaccinazione deve essere fortemente consigliata per tutti i soggetti affetti da patologie croniche o che praticano trattamenti immunosoppressivi. Negli over-65 viene somministrata una prima dose di vaccino coniugato, seguito dopo un anno dal polisaccaridico.
  • La vaccinazione stagionale anti-Covid viene consigliata a partire dai 12 anni di vita per i soggetti con patologie croniche e per i soggetti esposti per motivi professionali. Dovrebbe essere raccomandata alle donne in gravidanza e alle persone over-65.
  • La pertosse può comportare complicanze broncopolmonari e colpisce, oltre i soggetti giovani non vaccinati, soprattutto le persone anziane. Ciò perché la vaccinazione eseguita nell’infanzia perde di efficacia dopo 10-20 anni. Un richiamo con vaccino dTpa deve essere pertanto consigliata soprattutto nei soggetti in età più matura. Se somministrato in gravidanza, a partire dalla ventisettesima settimana di gestazione, la vaccinazione protegge anche il nascituro nel corso dei primi mesi di vita, quando la pertosse può essere particolarmente grave.
  • Il vaccino contro il Virus Respiratorio Sinciziale (VRS) viene consigliato a partire dai 65 anni d’età, e in numerose patologie croniche. Provvidenziale si è rivelata la disponibilità dell’anticorpo monoclonale contro il VRS. La strategia prevede l’immunizzazione dei nuovi nati dal primo di ottobre al 31 di marzo, a 24-48 ore dalla nascita, nei punti nascita. Nei neonati nati negli altri mesi la somministrazione viene consigliata a partire all’inizio del successivo mese di ottobre

 

 

 

Autore

Angelo Milazzo

Presidente Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (Sipps),


Email: milazzo@cataniamedica.it

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