Appello specialisti “Sostegno e cure per tutte le coppie che vogliono un figlio”

Appello specialisti “Sostegno e cure per tutte le coppie che vogliono un figlio”

25 Marzo 2018 Redazione 0

Secondo l’allarme lanciato dall’Istat, la denatalità in Italia è scesa nel 2016 al minimo storico con 1,26 figli a coppia, l’indice più basso d’Europa, ampiamente al di sotto della soglia di sostituzione di 2.1. E la Sicilia? Con l’indice di 1,3 è tra le Regioni che più contribuiscono a questo primato negativo, che a livello nazionale ha fatto registrare 103.000 nati in meno dal 2008 al 2016. Quali le cause? Tante e le più varie. Le patologie congenite che comportano infertilità, ma più ancora l’ambiente inquinato e stili di vita inadeguati. La difficoltà di trovare un lavoro per mettere su famiglia, o al contrario il troppo lavoro, la carriera in ascesa. O semplicemente non sentirsi pronti al mestiere di genitori, mentre l’età avanza e avere un figlio diventa sempre più difficile se non impossibile. La Sicilia, paradiso di bellezze, non fa eccezione, con la disoccupazione giovanile più alta del Paese e con ampie aree a rischio, da Gela a Priolo, per l’eccesso di interferenti endocrini. Come affrontare nell’isola il problema diffuso di una società globale che ha riscritto priorità e valori? Dati e studi alla mano, un’articolata proposta viene dal primo congresso siciliano della Società Italiana della Riproduzione Umana, ospitato venerdì 23 e sabato 24 marzo al Consorzio universitario di Caltanisetta. Il documento presentato dal presidente Antonino Guglielmino, ginecologo direttore del Centro UMR Hera di Catania, è un piano sanitario in più punti, indirizzato all’attenzione delle competenti istituzioni regionali, in primo luogo l’Assessorato alla Salute, deputato a fronteggiare, in sinergia con il mondo medico, quella che è una grave emergenza. Una progressione impressionante se si pensa che, solo nelle isole, le donne senza figli nate nel 1960 sono l’11 per cento, quelle nate nel 1976 il 22 per cento, il doppio. «Per arginare il crollo demografico – ha sottolineato il presidente della SIRU, Antonino Guglielmino, davanti ad un uditorio di oltre 200 congressistia – bisogna innanzitutto garantire le cure alle coppie che i figli li vogliono davvero, ma hanno problemi di infertilità e chiedono perciò di accedere alla riproduzione assistita. Le stesse tecniche, teniamolo ben presente, hanno contribuito con percentuali a due zeri all’incremento demografico di altre nazioni europee come, ad esempio i Paesi Bassi, che da un pezzo hanno preso atto del diritto alla genitorialità di chi è affetto da determinate patologie, oppure non ha rispettato l’orologio biologico per ragioni economiche o scelta personale. Invece in Italia, nonostante l’inserimento nei Livelli Essenziali di Assistente, la PMA non ha ancora avuto piena attuazione per una serie di concause, prima fra tutte l’inadeguatezza della cifra stanziata, 1007 euro a ciclo, perpetuando le disparità di trattamento tra una Regione e l’altra. Una situazione che penalizza gravemente le coppie siciliane infertili». È per colmare questa e altre lacune che la SIRU si sta impegnando per organizzare in Sicilia la tutela della salute riproduttiva. «Nelle more dell’attuazione dei LEA nazionali – ha spiegato ancora Antonino Guglielmino – il primo passo deve essere, anche in Sicilia, quello di attivare immediatamente i LEA regionali, costruendo preferibilmente un sistema misto fra pubblico, privato convenzionato e privato puro. La nostra proposta è di adottare il modello della Lombardia, che prevede per i pazienti un ticket di appena 37 euro, o in seconda battuta quello della Toscana, con un ticket 500 euro. Una terza alternativa, più esosa per i pazienti, è ripristinare il regime di copayment in vigore dal luglio 2016 fino al dicembre 2017: 1000 euro gravavano sulle coppie sotto i 50.000 euro di reddito, 1700 sulla Regione. In questo momento la spesa grava invece tutta sulle coppie siciliane, che saranno di nuovo costrette alla migrazione sanitaria, con l’aggravante che la Regione Sicilia dovrà riprendere a pagare le prestazioni in compensazione». Cosa accadrebbe invece se in Sicilia si virasse verso i sistemi di Lombardia o Toscana? “Secondo le proiezioni sviluppate con il mio team – ha spiegato Guglielmino – se si adottasse il modello Lombardia e ipotizzando di effettuare gli stessi 1350 cicli per milione di abitanti, si potrebbe raggiungere un totale di 5.594, a fronte degli attuali 2882, ossia 2712 in più, quasi il doppio. A questi trattamenti bisognerebbe aggiungerne circa 800 relativi alla fecondazione eterologa, per un totale onnicomprensivo di circa 6400. Se invece si propendesse per il modello toscano e si effettuassero 890 cicli per milione di abitanti, si potrebbe arrivare ad un totale di 3691, 809 in più. Con evidenti vantaggi e risparmi per i cittadini e le casse regionali”. Nella proposta di piano sanitario, altra misura irrinunciabile è inserire nei LEA alcune essenziali diagnosi genetiche preimpianto, a cominciare dalla talassemia e dalla fibrosi cistica. Fondamentale appare altresì ripensare la formazione degli operatori del settore e dei medici di base (ginecologi, andrologi, ostetriche, medici di medicina generale, consultoriali, assistenti sanitari), e ciò alla luce delle nuove esigenze riproduttive di genere, un vero e proprio cambiamento antropologico. In specie con l’eterologa, è aumentata l’età delle donne che spesso partoriscono in menopausa, con i rischi annessi. Altro nodo cruciale emerso dal congresso è definire, con precise Linee Guida Territoriali, la rete per la gestione della coppia infertile tra Medico di Medicina Generale, Consultorio-Ambulatorio, Ospedale e Centro di Medicina e Biologia della Riproduzione, come hanno evidenziato il presidente regionale della SIMG Luigi Spicola e il coordinatore regionale dell’AGITE Salvo D’Amanti, per mirare alla prevenzione e individuare tempestivamente il problema senza perdere tempo prezioso. A sottolineare l’urgenza di adottare linee guida dettate da una società scientifica altamente competente è intervenuto Edgardo Somigliana, coordinatore del comitato tecnico scientifico della SIRU, ponendo in rilievo la finalità dell’omogeneizzazione della pratica medica in tutta Italia all’insegna della qualità. Dal congresso è uscita anche la formazione del nuovo comitato regionale siciliano della SIRU, che sarà coordinato dal ginecologo Giuseppe Valenti, con la collaborazione dei ginecologi Ernesto Falcidia, Annalisa Liprino, Daniela Anzelmo e Giovanni Scalabrino, degli andrologi Vincenzo Favilla e Filippo Montalto, dalle biologhe Eleonora Caracciolo e Giovanna Tomasi, dalle ostetriche Daniela Nibali  e Francesca Cascarano e dalle psicologhe Antonella Grillo  e Valentina La Rosa.  Per maggiori informazioni: www.pmaumanizzata.com; info@siru.it

Nella foto:  da sx il sindaco di Caltanissetta Giovanni Ruvolo, l’andrologo Luigi Montano, l’ostetrica Luisa Barbaro, il presidente SIRU Antonino Guglielmino

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